Joan Jonas – Moving Off the Land II
a Ocean Space, Chiesa di San Lorenzo | Venezia
24 marzo - 29 settembre, 2019
a Ocean Space, Chiesa di San Lorenzo | Venezia
24 marzo - 29 settembre, 2019
Joan Jonas, Moving Off the Land II, at Ocean Space, Chiesa di San Lorenzo, Venice 2019 © Photo Enrico Fiorese, TBA21-Academy
Joan Jonas, Moving Off the Land II, at Ocean Space, Chiesa di San Lorenzo, Venice 2019 © Photo Enrico Fiorese, TBA21-Academy
Joan Jonas, Moving Off the Land II, at Ocean Space, Chiesa di San Lorenzo, Venice 2019 © Photo Enrico Fiorese, TBA21-Academy
Joan Jonas, Moving Off the Land II, at Ocean Space, Chiesa di San Lorenzo, Venice 2019 © Photo Enrico Fiorese, TBA21-Academy
Joan Jonas, Moving Off the Land II, at Ocean Space, Chiesa di San Lorenzo, Venice 2019 © Photo Enrico Fiorese, TBA21-Academy
TBA21–Academy
Exhibitions
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La mostra “Moving O the Land II” di Joan Jonas è il progetto pubblico con cui si inaugura Ocean Space. L’installazione è il coronamento di tre anni di ricerca intensiva negli acquari di tutto il mondo e nelle acque al largo delle coste della Giamaica. A commissionarla è stata la TBA21–Academy, una piattaforma itinerante che fa parte di Thyssen- Bornemisza Art Contemporary (TBA21). Comprendente nuovi video, sculture, disegni e opere sonore e una performance che avrà luogo il 7 maggio 2019, l’esposizione è incentrata sul ruolo di pietra angolare totemica, spirituale ed ecologica svolto dagli oceani nel corso della storia delle civiltà.
Joan Jonas è una delle artiste più illustri della sua generazione. Dagli anni sessanta è famosa per la sua opera innovativa nel campo della performance, dell’installazione artistica e del video. Nel momento in cui l’arte cominciava a sottrarsi ai con ni spaziali della galleria, Jonas ha creato opere che incrociavano la danza, la musica e il teatro. Da allora, il suo lavoro ha trattato questioni complesse riguardanti la relazione degli esseri umani con l’ambiente. Nel 2015 Jonas ha rappresentato gli Stati Uniti alla 56esima Biennale di Venezia. Con questa nuova opera torna a Venezia a rivisitare alcuni dei temi a rontati nella mostra al Padiglione USA, “They Come to Us Without a Word”: il mondo naturale e gli animali che lo popolano – dalle api ai pesci – così come l’attuale minaccia dei cambiamenti climatici e dell’estinzione.
Gli oceani sono un motivo ricorrente nell’opera di Jonas. Per il video Waltz (2003) l’artista si è recata su una spiaggia non distante dai boschi della Nuova Scozia, dove n dai primi anni settanta aveva trascorso quasi ogni estate. Insieme a un gruppo di amici e in com- pagnia del suo cane, Jonas ha eseguito una serie di rituali astratti e immaginari, che implicavano oggetti quali maschere, un bastone e specchi. L’opera richiama alla mente le antiche favole e i miti che si accompagnano agli oceani e alla loro cruda, fragile bellezza. Beach Piece (1970) è stato eseguito a Jones Beach, Long Island, New York, dove il pubblico era invitato a stare su un terreno melmoso mentre i performer apparivano dalle dune sabbiose per poi scomparirvi. Jonas, con indosso una maschera bianca da allenamento, in piedi su una scala brandiva uno specchio con il quale ri etteva il sole sul pubblico. Nell’installazione Reanimation (2012) Jonas si è concentrata sui paesaggi islandesi e norvegesi e sulla loro rappresentazione tanto nelle saghe antiche quanto negli scritti del poeta Halldór Laxness, dando vita a una fusione suggestiva di aria, terra, ghiacci e mare.
In “Moving O the Land II,” Jonas rende omaggio agli oceani e alle creature che li popolano, alla loro biodiversità e alla loro delicata ecologia. I suoi nuovi lavori si immergono nelle acque oceaniche, nuotano con i pesci che vi abitano e si intrecciano con le parole di scrittori e poeti che si sono avvicinati alle masse liquide che coprono due terzi del pianeta. Seguendo la metodologia che ha fatto di lei una delle artiste viventi più rispettate e riconosciute, Jonas unisce i versi e la prosa di scrittori quali Emily Dickinson e Herman Melville ai testi della biologa Rachel Carson e della naturalista Sy Montgomery, e alle immagini animate lmate negli acquari e in Giamaica, dove il rigoglio delle alghe e il sovrasfruttamento delle risorse ittiche costituiscono una minaccia pressante per l’ambiente.
Nell’ultimo anno e mezzo, nel corso di un dialogo sostenuto sul loro rispettivo lavoro, il biologo marino e specialista di barriera corallina e fotosintesi David Gruber ha condiviso con Jonas le sue a ascinanti registrazioni sottomarine sul fenomeno della biofluorescenza. Nel 2018 Gruber ha fatto visita a Jonas nella sua casa estiva di Cape Breton, Canada, e ha lmato il suo cane, Ozu, mentre giocava con le onde che si infrangevano sulla battigia. Le sontuose imma- gini di Gruber e di altri collaboratori sono giustapposte alla voce di Jonas e a quella dei giovani con cui l’artista collabora di frequente, oltre che alla musica della celebre compositrice e percussionista elettronica Ikue Mori e degli acclamati musicisti María Huld Markan Sigfusdottir e Ánde Somby. Con il suo inimitabile linguaggio visivo, Jonas ha fatto convergere poesia e osservazione, mitologia folclorica, narrazioni contemporanee e studi scienti ci, invitando gli spettatori a immergersi in un’esperienza ipnotica.
L’installazione all’interno di Ocean Space è la prima di una serie di mostre, performance, symposia, concerti, proiezioni e altri eventi organizzati da TBA21–Academy, che esaminerà il tema degli oceani da diverse prospettive nel corso degli anni a venire.
Ocean Archive, un’estensione digitale della mostra di Joan Jonas. Creata da TBA21–Academy, questa piattaforma ospita materiali relativi alle spedizioni, le mostre e gli eventi pubblici dell’Academy, e integra questi all’interno di un’accurata selezione di ulteriori opere, ricerche e informazioni riguardanti gli impegni politici ed azioni di salvaguardia ambientale. Pensato per facilitare la scoperta, la cooperazione e la co-produzione di nuove conoscenze, Ocean Archive è in fase di sviluppo da parte di Across the Cloud per TBA21–Academy e sarà presentato presso Ocean Space a Venezia il 28 settembre 2019.
Per maggio 2019, Office for Political Innovation dell’architetto Andrés Jaque ha collaborato con Joan Jonas per creare un’iniziale piattaforma interna che costituisce la scenografia per Moving Off the Land, uno spazio performativo in un’ala della chiesa.
Moving Off the Land II è commissionata da TBA21–Academy e coprodotta insieme a Luma Foundation.
La mostra “Moving O the Land II” di Joan Jonas è il progetto pubblico con cui si inaugura Ocean Space. L’installazione è il coronamento di tre anni di ricerca intensiva negli acquari di tutto il mondo e nelle acque al largo delle coste della Giamaica. A commissionarla è stata la TBA21–Academy, una piattaforma itinerante che fa parte di Thyssen- Bornemisza Art Contemporary (TBA21). Comprendente nuovi video, sculture, disegni e opere sonore e una performance che avrà luogo il 7 maggio 2019, l’esposizione è incentrata sul ruolo di pietra angolare totemica, spirituale ed ecologica svolto dagli oceani nel corso della storia delle civiltà.
Joan Jonas è una delle artiste più illustri della sua generazione. Dagli anni sessanta è famosa per la sua opera innovativa nel campo della performance, dell’installazione artistica e del video. Nel momento in cui l’arte cominciava a sottrarsi ai con ni spaziali della galleria, Jonas ha creato opere che incrociavano la danza, la musica e il teatro. Da allora, il suo lavoro ha trattato questioni complesse riguardanti la relazione degli esseri umani con l’ambiente. Nel 2015 Jonas ha rappresentato gli Stati Uniti alla 56esima Biennale di Venezia. Con questa nuova opera torna a Venezia a rivisitare alcuni dei temi a rontati nella mostra al Padiglione USA, “They Come to Us Without a Word”: il mondo naturale e gli animali che lo popolano – dalle api ai pesci – così come l’attuale minaccia dei cambiamenti climatici e dell’estinzione.
Gli oceani sono un motivo ricorrente nell’opera di Jonas. Per il video Waltz (2003) l’artista si è recata su una spiaggia non distante dai boschi della Nuova Scozia, dove n dai primi anni settanta aveva trascorso quasi ogni estate. Insieme a un gruppo di amici e in com- pagnia del suo cane, Jonas ha eseguito una serie di rituali astratti e immaginari, che implicavano oggetti quali maschere, un bastone e specchi. L’opera richiama alla mente le antiche favole e i miti che si accompagnano agli oceani e alla loro cruda, fragile bellezza. Beach Piece (1970) è stato eseguito a Jones Beach, Long Island, New York, dove il pubblico era invitato a stare su un terreno melmoso mentre i performer apparivano dalle dune sabbiose per poi scomparirvi. Jonas, con indosso una maschera bianca da allenamento, in piedi su una scala brandiva uno specchio con il quale ri etteva il sole sul pubblico. Nell’installazione Reanimation (2012) Jonas si è concentrata sui paesaggi islandesi e norvegesi e sulla loro rappresentazione tanto nelle saghe antiche quanto negli scritti del poeta Halldór Laxness, dando vita a una fusione suggestiva di aria, terra, ghiacci e mare.
In “Moving O the Land II,” Jonas rende omaggio agli oceani e alle creature che li popolano, alla loro biodiversità e alla loro delicata ecologia. I suoi nuovi lavori si immergono nelle acque oceaniche, nuotano con i pesci che vi abitano e si intrecciano con le parole di scrittori e poeti che si sono avvicinati alle masse liquide che coprono due terzi del pianeta. Seguendo la metodologia che ha fatto di lei una delle artiste viventi più rispettate e riconosciute, Jonas unisce i versi e la prosa di scrittori quali Emily Dickinson e Herman Melville ai testi della biologa Rachel Carson e della naturalista Sy Montgomery, e alle immagini animate lmate negli acquari e in Giamaica, dove il rigoglio delle alghe e il sovrasfruttamento delle risorse ittiche costituiscono una minaccia pressante per l’ambiente.
Nell’ultimo anno e mezzo, nel corso di un dialogo sostenuto sul loro rispettivo lavoro, il biologo marino e specialista di barriera corallina e fotosintesi David Gruber ha condiviso con Jonas le sue a ascinanti registrazioni sottomarine sul fenomeno della biofluorescenza. Nel 2018 Gruber ha fatto visita a Jonas nella sua casa estiva di Cape Breton, Canada, e ha lmato il suo cane, Ozu, mentre giocava con le onde che si infrangevano sulla battigia. Le sontuose imma- gini di Gruber e di altri collaboratori sono giustapposte alla voce di Jonas e a quella dei giovani con cui l’artista collabora di frequente, oltre che alla musica della celebre compositrice e percussionista elettronica Ikue Mori e degli acclamati musicisti María Huld Markan Sigfusdottir e Ánde Somby. Con il suo inimitabile linguaggio visivo, Jonas ha fatto convergere poesia e osservazione, mitologia folclorica, narrazioni contemporanee e studi scienti ci, invitando gli spettatori a immergersi in un’esperienza ipnotica.
L’installazione all’interno di Ocean Space è la prima di una serie di mostre, performance, symposia, concerti, proiezioni e altri eventi organizzati da TBA21–Academy, che esaminerà il tema degli oceani da diverse prospettive nel corso degli anni a venire.
Ocean Archive, un’estensione digitale della mostra di Joan Jonas. Creata da TBA21–Academy, questa piattaforma ospita materiali relativi alle spedizioni, le mostre e gli eventi pubblici dell’Academy, e integra questi all’interno di un’accurata selezione di ulteriori opere, ricerche e informazioni riguardanti gli impegni politici ed azioni di salvaguardia ambientale. Pensato per facilitare la scoperta, la cooperazione e la co-produzione di nuove conoscenze, Ocean Archive è in fase di sviluppo da parte di Across the Cloud per TBA21–Academy e sarà presentato presso Ocean Space a Venezia il 28 settembre 2019.
Per maggio 2019, Office for Political Innovation dell’architetto Andrés Jaque ha collaborato con Joan Jonas per creare un’iniziale piattaforma interna che costituisce la scenografia per Moving Off the Land, uno spazio performativo in un’ala della chiesa.
Moving Off the Land II è commissionata da TBA21–Academy e coprodotta insieme a Luma Foundation.